Patrimonio archeologico

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Archeologia

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16 aprile 2021

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Archeologia

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VILLA ROMANA E TARDOANTICA DI SAN GIOVANNI DI RUOTI

Tra il 1977 e il 1984, un équipe di archeologi canadesi, sotto la direzione del professor Alastair M. Small e di Robert J. Buck, dell’University of Alberta, hanno condotto delle ricerche archeologiche nell’area di San Giovanni di Ruoti, già segnalata da Gerardo Salinardi per la presenza di rinvenimenti di particolare pregio.

Gli scavi, finanziati dal Social Sciences and Humanities Research Council of Canada, sono stati condotti secondo una metodologia innovativa e hanno restituito risultati sorprendenti, tanto da aprire un nuovo filone di ricerche all’interno dell’archeologia italiana. Le indagini hanno portato alla luce uno straordinario complesso architettonico, costituito da una serie di edifici di differenti periodi che hanno caratterizzato la lunga storia del sito, frequentato probabilmente dalla fine del IV secolo a.C. fino alla metà del VII sec. d.C.

Sebbene vi siano tracce di edifici precedenti, le prime strutture ben leggibili della villa (periodo 1) si datano dagli inizi del I agli inizi del III sec. d.C. e sono pertinenti a un tipico abitato rurale di età romana. Il periodo 2 (350-400 d.C.) vede una rioccupazione dell’area dopo una fase di abbandono: l’impianto subisce notevoli modifiche, con l’aggiunta di un complesso termale. Nel periodo 3A (400-460 d.C.), le vecchie strutture sono quasi totalmente abbandonate e un nuovo complesso tardo antico viene costruito in gran parte ex novo verso est rispetto alle vecchie strutture. In questa fase, la villa cambia fisionomia e non segue più le caratteristiche degli insediamenti rurali romani, ma inizia a trasformarsi in un edificio diverso, più compatto e con una grande sala absidata nel piano superiore. Dopo un terremoto, alla fine del V secolo, nel periodo 3B la villa viene ristrutturata e monumentalizzata, con l’aggiunta di una nuova sala absidata (praetorium) nel punto topograficamente più elevato dell’intero sito e di una torre di avvistamento adiacente. I reperti attestano livelli di lusso mai toccati in precedenza, testimoniati ad esempio dal ritrovamento di straordinari mosaici policromi oggi conservati al Museo Nazionale di Muro Lucano, insieme a una selezione dei manufatti ritrovati durante lo scavo.

Se alcuni aspetti tipici delle ville romane continuano a sopravvivere, come ad esempio il complesso termale nel settore sud est dell’edificio, le caratteristiche preponderanti sono ormai quelle di una villa-praetorium, tipica della Tarda Antichità e sotto alcuni aspetti anche dell’Alto Medioevo. Il sito non è più tanto un luogo dal quale veniva organizzata la produzione nel territorio circostante, quanto un centro amministrativo e di potere. Nonostante siano evidenti le tracce di declino nelle sue fasi finali, gran parte del complesso fu insediata fino al suo abbandono definitivo, datato intorno al 675 d.C.

Le strutture oggi visibili sono pertinenti alla villa tardo antica del periodo 3, mentre le evidenze dei periodi precedenti sono state reinterrate.

(Testo di F. Tarlano e A.M. Small)
    

FONTANA BONA

Altra attestazione dell’antica esistenza di Ruoti è il rinvenimento, sempre da parte del dott. Salinardi, nei pressi di Fontana Bona, di circa 150 oggetti votivi, statuette fittili, lucerne, piedistalli risalenti all’esistenza di un santuario campestre dedicato alla Dea Bona. I ritrovamenti risalgono all’epoca ellenistica e romana imperiale. Ciò conferma la presenza di un antico popolo tra il III e il IV secolo a.C.

Nella suddetta zona è stata effettuata una campagna di scavi diretta dalla Prof. Fabbricotti. I rinvenimenti sia della villa romana di San Giovanni che del santuario di Fontana Bona sono conservati nel Museo Nazionale di Muro Lucano.
   

 

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Ultimo aggiornamento: 19 luglio 2023, 11:45

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